giovedì 1 dicembre 2011

Stress da lavoro: ne soffrono 9 milioni di italiani

ROMA - Lo stress da lavoro colpisce nove milioni di italiani ed è diffuso soprattutto tra le donne. Di queste, nove su dieci soffrono di disagi psichici e disturbi dell’umore, in particolare ansia (45%), sindrome premestruale (43%), eccessiva irritabilità e tendenza al pianto (41%), insonnia (39%), sindromi depressive (20%).

Le donne subiscono, in particolare, le forti pressioni lavorative, le barriere culturali che talvolta complicano i rapporti all'interno dell'ufficio o dell'azienda e rendono la carriera più difficoltosa rispetto a quella degli uomini, le retribuzioni non allineate a quelle dei colleghi maschi. A tutto ciò si aggiungono le incombenze della vita privata e le responsabilità legate alla famiglia, nonché la sensazione di insicurezza per il futuro, dovuta alla crisi economica. A tracciare questo quadro è l'Osservatorio nazionale sulla salute della donna, in collaborazione con l'ospedale Fatebenefratelli di Milano.

Dall'indagine emerge che le donne più esposte agli stati d'ansia sono quelle che lavorano a contatto con il pubblico e quelle più giovani, a causa delle alterazioni ormonali nelle diverse fasi riproduttive (gravidanza, puerperio).

Ma il fenomeno non è solo italiano: lo stress correlato al lavoro riguarda gran parte della popolazione europea. Secondo recenti stime pubblicate sulla rivista European Neuropsychopharmacology la diffusione dei disturbi psichici è aumentata dal 27% al 38% nel periodo 2005-2010, tra disturbi d’ansia (69 milioni), depressione (30 milioni), insonnia (29 milioni) e disturbi connessi al consumo di alcool (14,6 milioni).

Fonte: Sole 24 Ore

giovedì 4 agosto 2011

Depressione, praticare sport da bambini aiuta a prevenirla

Fare sport quando si è bambini aiuta a prevenire la depressione nell’età adulta. Lo affermano alcuni specialisti australiani, che hanno pubblicato i risultati del loro studio sul Journal of Science and Medicine in Sport.

La ricerca ha preso in esame un campione di oltre 2.000 adulti per valutare gli effetti dell’attività fisica svolta prima dei 15 anni di età, da quella più leggera come il bowling, fino alle discipline più faticose come calcio, rugby e sci.

Secondo lo studio, le persone che nell’infanzia hanno praticato una scarsa attività fisica presentano una probabilità superiore del 35% di soffrire di depressione nell’età adulta rispetto a chi ha fatto più sport da piccolo.

Gli esperti australiani affermano che l’attività fisica e l’ambiente in cui si cresce rivestono un ruolo rilevante ai fini della salute, poiché è proprio nell’infanzia che si sviluppano i sistemi di risposta allo stress.

Di conseguenza, gli studiosi consigliano ai genitori di far fare ai bimbi almeno un’ora di sport al giorno, dato che l’esercizio fisico promuove la crescita di nuove cellule e di proteine nelle aree del cervello che svolgono un ruolo importante nelle malattie depressive.

Fonte: Sette – Corriere della Sera

lunedì 18 luglio 2011

Sintomi della depressione per il 6% degli italiani

ROMA - Il 6% degli italiani ammette di avere sintomi di umore depresso e di perdita di interesse o piacere per tutte o per gran parte delle attività. È quanto emerge dalle interviste telefoniche effettuate da 138 Asl sparse sul territorio nazionale per conto del Centro nazionale di epidemiologia e promozione della salute, una struttura tecnico-scientifica dell'Istituto superiore di sanità, che ha messo sotto osservazione gli adulti dai 18 ai 69 anni.

Secondo l’indagine, le persone che presentano sintomi depressivi sono in maggioranza donne, ma anche uomini con un basso livello di istruzione, che vivono condizioni sociali e di salute vulnerabili. Si tratta, ad esempio, di individui colpiti da malattie come ictus, infarto e altre patologie cardiovascolari, diabete, malattie respiratorie e del fegato, tumori. Inoltre, sono persone che spesso non lavorano o che lavorano saltuariamente.

I dati raccolti indicano che circa il 60% delle persone con questi sintomi si rivolge a professionisti o familiari per ricevere aiuto: il 34% a un medico, il 19% ai propri cari e il 7% sia a un medico sia alla famiglia. Gli uomini riferiscono più raramente di aver chiesto aiuto (53% contro il 62% delle donne).

Fonte: Ansa

mercoledì 27 aprile 2011

Salute mentale, passeggiare nel verde migliora l’equilibrio psichico

ROMA - Le passeggiate nel verde possono migliorare anche la salute mentale e diminuire il rischio di sentirsi ansiosi e depressi. A sostenerlo su basi scientifiche è uno studio realizzato dai ricercatori dell'University of Illinois, che hanno incrociato i dati di diversi studi realizzati negli ultimi anni per capire se, effettivamente, la vita all'aria aperta e a contatto con la natura procuri davvero benefici a corpo e mente.

È emerso che l'accesso agli ambienti naturali (ville, parchi, campagne, boschi) migliora le funzioni cognitive e aiuta a controllare gli impulsi, contribuendo a raggiungere un migliore equilibrio psichico.

Al contrario, la mancata frequentazione di spazi verdi è legata a deficit di attenzione, iperattività e a più alti tassi di ansia e depressione.

Gli ambienti circondati da alberi ed erba favoriscono inoltre il recupero fisico e psicologico post-operatorio, aiutano a mantenere elevati livelli di attività sportiva e migliorano il funzionamento del sistema immunitario.

Di contro, gli ambienti meno ''verdi'' sono associati a maggiori tassi di obesità infantile, a percentuali più alte di malattie cardiovascolari e a più alta incidenza di mortalità.


Fonte: Asca

lunedì 7 marzo 2011

Burn-out a scuola, gli insegnanti sono i più esposti

ROMA - Gli insegnanti sono tra i dipendenti pubblici particolarmente colpiti dalla sindrome del “burn-out” (letteralmente “spegnersi, “estinguersi”), vale a dire una condizione di depressione, logoramento, esaurimento emotivo e apatia legata alla propria attività lavorativa.

Secondo uno studio riportato dal quotidiano “Avvenire”, in Italia il 50% dei lavoratori della pubblica amministrazione affetti da patologie psichiatriche è costituito da insegnanti, seguiti da impiegati e operatori sanitari. Del resto – come ricorda il quotidiano - già alla fine degli anni '70 una ricerca della Cisl aveva evidenziato che oltre il 30% dei docenti faceva uso di psicofarmaci.

L’indagine conferma da un lato che insegnare nelle scuole è un mestiere usurante, dall’altro che il burn-out è una condizione non adeguatamente riconosciuta dalle istituzioni scolastiche, soprattutto sotto il profilo della prevenzione. E invece meriterebbe ben altra attenzione, anche perché la sofferenza legata al burn-out può influire negativamente sull’atteggiamento dei professori con i singoli studenti e sul rapporto con la classe nel suo insieme.

Secondo gli esperti è molto importante la solidarietà e l’aiuto tra colleghi. L’insegnante colpito dalla sindrome di burn-out è probabilmente portato a vivere il disagio con vergogna e a provare un senso di solitudine e isolamento.

Fonte: Avvenire e AdnKronos

mercoledì 2 febbraio 2011

La depressione è donna: stress e ormoni favoriscono la malattia

ROMA - Il mal di vivere è soprattutto femminile. In Italia soffrono di depressione 8 milioni di persone, di cui 5 milioni e mezzo sono donne. Il dato emerge da un convegno che ha riunito nella capitale medici e specialisti della patologia.

La maggiore tendenza della donna ad ammalarsi di depressione è attribuita a un insieme di fattori ormonali, biologici, psicologici e sociali. Tra questi ultimi due, particolare importanza hanno la maggiore attenzione che le donne dedicano alle relazioni e l'attuale stile di vita che le porta a sommare lavoro, impegno domestico e cura dei familiari a discapito del riposo e del tempo libero. Risultato: la depressione colpisce più spesso le donne sposate (contrariamente agli uomini, riguardo ai quali i sintomi depressivi sono più diffusi tra i single).

È stato inoltre evidenziato che i sintomi possono essere diversi tra uomini e donne, avendo queste ultime una più elevata sensibilità all'andamento dei rapporti interpersonali e una tendenza a mangiare o dormire troppo. Diversa è anche la risposta alle terapie: le donne in età fertile risultano più sensibili agli antidepressivi che agiscono sulla serotonina.

Benché esistano cure specifiche ed efficaci – hanno ricordato gli esperti - solo il 40% delle donne depresse, a un anno dall'insorgenza del disturbo, è in trattamento (dati dell'Organizzazione mondiale della sanità, 2010). Questo avviene per un irrazionale timore della "malattia mentale" e delle cure farmacologiche e psicologiche, che spesso vengono evitate anche a causa di una scarsa e distorta informazione.

Un'indagine condotta dalla commissione salute del Dipartimento per le Pari opportunità ha evidenziato che in Italia il medico di base ha difficoltà (nel 50% dei casi) a fare accettare ai propri pazienti la diagnosi di depressione e la relativa terapia e ancora di più (nel 70% dei casi) un consulto con lo specialista.

I terapeuti hanno sottolineato l’importanza di una campagna di sensibilizzazione per far conoscere i fattori di rischio specifici e per combattere la "vergogna" della depressione, aiutando milioni donne a non ammalarsi o, quando necessario, a trovare il coraggio di chiedere aiuto evitando lunghe e inutili sofferenze.

Fonte: AdnKronos

martedì 11 gennaio 2011

Depressione negli anziani, ne soffre uno su quattro

ROMA - Soffrire di depressione è una condizione molto diffusa nella terza età. Il “mal di vivere” colpisce infatti il 25% degli anziani, come sottolineato di recente dai responsabili della Società italiana di psichiatria.

Secondo gli esperti è sbagliato ritenere la depressione una conseguenza inevitabile dell’invecchiamento. Al contrario, bisogna distinguere la malattia depressiva da una più generica condizione di tristezza e demotivazione. Quest’ultima può essere transitoria e risolvibile senza una terapia specifica. L’episodio depressivo, invece, ha una maggior durata, presenta sintomi molto più accentuati e richiede cure adeguate per essere affrontato e sconfitto.

La depressione negli anziani scaturisce non solo da problematiche psicologiche, ma anche da aspetti fisici e motori. Nella tarda età può verificarsi la mancata accettazione dei cambiamenti legati al trascorrere degli anni e quindi la difficoltà di reagire alle perdite che caratterizzano la vecchiaia, ad esempio la riduzione delle capacità intellettive e della memoria, l’impossibilità di svolgere alcune azioni e movimenti, la diminuzione della funzionalità sessuale.

Il rischio di soffrire del male oscuro può aumentare sensibilmente a seguito della perdita del partner. La solitudine dell’anziano, dunque, dovrebbe spesso costituire un campanello d'allarme, ma non solo. Anche alcuni segnali del corpo - come dolori alle ossa e alle articolazioni, mal di testa, ipertensione - possono essere non solo “acciacchi” della vecchiaia, ma sintomi specifici che devono indurre il medico ad un’attenza valutazione del quadro clinico del paziente.

Fonte AdnKronos