martedì 7 dicembre 2010

Depressione post-partum, a Roma presentata la nuova campagna di comunicazione

ROMA - Ogni anno in Italia circa 90 mila donne vengono colpite dalla depressione in gravidanza e nel post-partum.

Per aiutare le neo mamme è stata presentata la nuova campagna voluta dall'Osservatorio nazionale sulla salute della donna, con il patrocinio della Presidenza del Consiglio e del Ministero della Salute. Una campagna triennale, che sarà diffusa con vari mezzi di comunicazione, tra cui diverse reti televisive nazionali e locali.

L'obiettivo è la prevenzione e la cura della depressione perinatale, che colpisce circa il 16% della popolazione femminile.

Il 13% sperimenta già un disturbo dell'umore nelle prime settimane dopo il parto, un dato che sale al 14.5% nei primi tre mesi post-natali (con episodi depressivi maggiori o minori) e arriva al 20% a un anno dalla nascita del figlio. Le forme diagnosticate e curate sono però inferiori al 50%.

Alla campagna di comunicazione si è aggiunta l'approvazione in Senato di una mozione trasversale presentata da 68 parlamentari di tutti gli schieramenti politici che chiede al Governo l'impegno ad agire affinché all'interno degli ospedali ci siano sempre medici specialisti e figure competenti in grado di offrire alla donna cure e assistenza adeguate.


Fonte: Asca

martedì 19 ottobre 2010

Perché trovare un bravo psichiatra è un’esigenza sempre più diffusa

Roma - Il disagio psichico aumenta, ma gli specialisti in psichiatria diminuiscono ed è sempre più difficile cercare un medico esperto che si prenda cura della salute e del benessere mentale. È questo uno dei temi affrontati durante il congresso dei giovani psichiatri riuniti nella Società italiana di psichiatria (SIP), svoltosi a Riccione.

In Italia, come nel resto del mondo occidentale, da un lato crescono i disturbi mentali – soprattutto quelli collegati ad ansia e depressione, che colpiscono ormai il 10-15% della popolazione generale – dall’altro diminuisce il numero degli specialisti.

Dal 2006 al 2009 il numero d'ingressi nelle 38 scuole di specialità universitarie à rimasto costante, non superando le 180 unità per biennio di studio. Secondo i dati dell’European Study of the Epidemiology of Mental Disorders si calcola che in Italia circa tre milioni e mezzo di persone adulte hanno sofferto di un disturbo mentale nei 12 mesi precedenti la rilevazione.

Più precisamente, quasi due milioni e mezzo hanno presentato un disturbo d'ansia, 1,5 milioni un disturbo affettivo e quasi cinquantamila un disturbo da abuso di sostanze alcoliche. Secondo gli esperti c'è bisogno di riorganizzare i percorsi formativi per colmare il gap tra la sempre più massiccia richiesta d'interventi e la riduzione dei medici specialisti.



Fonte: Adnkronos

lunedì 6 settembre 2010

Rischio depressione per i giovani che dormono poco

I giovani che dormono troppo poco hanno maggiore probabilità di contrarre malattie mentali. In particolare, chi dorme meno di cinque ore a notte ha un rischio triplo di soffrire di disturbi psicologici nell'anno successivo - ad esempio ansia e depressione - rispetto a chi dorme normalmente. Per ogni ora di sonno regolarmente perduto, il rischio aumenta del 14%.

Lo evidenzia una ricerca australiana condotta tra circa 20 mila persone fra i 17 e i 24 anni da un docente di psichiatria e medicina del sonno all'università di Sydney.

Secondo gli autori dello studio, il sonno insufficiente o disturbato, e soprattutto l'insonnia, possono essere precursori di forti disagi psichici e di patologie della mente.

Il rischio - sottolineano gli specialisti - aumenta con l'uso smodato di internet nelle ore notturne: i social network come Facebook e i complessi giochi on line con più partecipanti trattengono al computer molti giovani fino a notte fonda. Eppure sono ragazzi che poi devono alzarsi presto per andare a scuola o all'università.

mercoledì 25 agosto 2010

Vacanze, stress da rientro dalle ferie per un italiano su dieci

Con la fine delle vacanze un italiano su dieci soffre di "stress da rientro" e rischia di sentirsi depresso, nervoso, demoralizzato.

Corpo e mente, abituati ai ritmi dell'estate, fanno fatica ad adattarsi, causando spesso disagi psicologici e malessere fisico. E dunque come combattere e superare lo stress da rientro, detto anche "post vacation blues"? Per aiutare chi fatica a riprendere i ritmi abituali della vita quotidiana, lavorativa e scolastica, i medici e gli esperti danno alcuni consigli.

Evitare il più possibile le situazioni ansiogene con colleghi e familiari, cercando di frequentare persone che aiutino a sciogliere le tensioni e non alimentino il malumore e il nervosismo.


Modificare l'alimentazione (soprattutto se in vacanza ci si è nutriti in maniera poco ordinata e poco bilanciata) introducendo nella dieta molta frutta e verdura e bevendo molta acqua.

E' importante un rientro graduale dalle vacanze. Tornare in città uno o due giorni prima di ricominciare le consuete attività lavorative o scolastiche permette all'organismo di riabituarsi pian piano all'ambiente e alle normali occupazioni.

Si consiglia di fare ogni giorno un po' di attività fisica (anche una lunga e tranquilla passeggiata) per mantenersi attivi e non interrompere di colpo i benefici apportati dalle nuotate al mare o dalle passeggiate in montagna.

Non strafare e riprendere i ritmi quotidiani con calma, evitando un'immersione totale e immediata nel lavoro o nello studio.

Un abbigliamento casual, laddove consentito, può aiutare a superare il nervosismo da rientro. L’organismo, infatti, potrebbe subire il passaggio dall'abbigliamento informale delle vacanze alle "uniformi" lavorative o scolastiche.

Fonte: Ansa

sabato 21 agosto 2010

Dipendenza da internet e dal gioco d'azzardo: stessi sintomi, cure diverse

Sono caratterizzate dagli stessi sintomi, ma tra loro sono differenti e, per essere curate, hanno bisogno di terapie e trattamenti diversi.

La dipendenza da internet e la dipendenza dal gioco d'azzardo sono entrambe collegate a disturbi come ansia, depressione, stress e solitudine, ma i profili psicologici di chi è affetto dalle due "addiction" non coincidono.

A sostenerlo è un studio condotto da un gruppo di specialisti dell'University of Melbourne e della Monash University.

La ricerca è stata realizzata analizzando le dipendenze di un gruppo di studenti universitari che aveva dichiarato un uso eccessivo di internet e un'alta propensione al gioco d'azzardo.

Secondo gli esperti che hanno condotto lo studio, la vulnerabilità dovuta alle due dipendenze è simile, ma le cure per guarire non devono essere le stesse.

La valutazione e la cura di queste patologie - hanno specificato gli studiosi - richiede una profonda comprensione della sintomatologia individuale e, in particolare, dei conflitti interni a ciascun paziente.

Fonte: Asca

venerdì 30 luglio 2010

Depressione post partum per un papà su dieci

La depressione post partum colpisce non di rado anche i padri. In particolare interessa il 10% degli uomini nei periodi strettamente pre e post natale, ma la percentuale può arrivare al 25% quando il bambino ha tra i 3 e i 6 mesi di vita.

Lo evidenzia uno studio statunitense della Eastern Virginia Medical School. Secondo lo psicologo autore della ricerca, il fenomeno della "baby blues" (che generalmente riguarda tra il 10% e il 30% delle mamme) colpisce i papà nel 10,4% dei casi, circa il doppio del tasso medio di depressione che generalmente riguarda la popolazione maschile, pari al 5%.

Lo studio, che ha preso in considerazione complessivamente 28 mila uomini, ha messo anche in risalto una correlazione tra il rischio di depressione materna e paterna: se uno dei genitori è depresso, l'altro corre un rischio maggiore di incorrere nella "baby blues".

Fonte: Asca

martedì 15 giugno 2010

Depressione: donne e giovani sono i più colpiti

Sono soprattutto le donne e i giovani a soffrire di depressione, che in Italia colpisce quasi due milioni di persone. E sono ben sei milioni gli italiani che sono caduti in depressione almeno una volta.

Lo rivela un’indagine promossa dalla Commissione Salute istituita dal ministro per le Pari Opportunità, i cui risultati sono stati resi noti durante un recente convegno a Roma. Secondo lo studio, tre donne su cinque - soprattutto nelle grandi città - conoscono questa condizione di profondo disagio, che resta nella maggior parte dei casi invisibile, se è vero che solo il 15% di chi ne è affetto chiede aiuto ad uno specialista competente.

“Nel mondo della globalizzazione – ha sottolineato il ministro per le Pari Opportunità - il disagio sociale è in continuo aumento ed è dovuto a cause e origini diverse tra cui, l'incertezza sul futuro, l'insicurezza del posto di lavoro e il mobbing che molti subiscono in ufficio”. Dagli studi risulta infatti che di tutte le assenze mensili dal lavoro, ben il 23% è legato alla depressione.

Secondo gli esperti presenti all'incontro di Roma le attuali terapie sono efficaci, ma spesso la vergogna, il pregiudizio e il timore delle cure induce le persone a rinviare il più possibile l'inizio del trattamento, con il risultato di protrarre la sofferenza per se stessi e, indirettamente, per i propri familiari.


“E’ importante – ha continuato il ministro – che ci sia consapevolezza e ci si rivolga ad uno specialista, come si usa fare normalmente per qualunque altra patologia. E' urgente l'impegno di tutti, istituzioni e mass media, per far sì che il muro della paura venga abbattuto”.

Fonte: AdnKronos

mercoledì 19 maggio 2010

Le abitudini anti-stress prevengono la depressione, ma rischiano di accorciare la vita

Quando si è spesso sotto stress, si tende a fumare e bere di più, a consumare droghe e mangiare in eccesso. Comportamenti che - in base ad uno studio dei ricercatori dell'università del Michigan - aiutano a prevenire la depressione, ma ad un prezzo molto alto perché accorciano la vita.

Secondo la ricerca le cattive abitudini anti-stress innescano una sorta di "cascata biologica" che previene la depressione, ma ad un costo: questi comportamenti, in particolare se uniti a precarie condizioni di vita, possono aumentare la mortalità soprattutto verso i 50 anni. Ad esempio, il 60% delle donne nere di 40 anni in America è obeso. "E ciò - si afferma nello studio - non dipende solo dalla debolezza di carattere, ma è frutto di una strategia anti-stress".

I ricercatori sostengono che "la gente prende cattive abitudini per motivi funzionali, non per ignoranza. Il legame tra eventi stressanti e depressione varia a seconda del livello dei comportamenti poco salutari".


Fonte: Ansa

giovedì 6 maggio 2010

Vincere le fobie e la paura di volare con l'aiuto della realtà virtuale

Paura di prendere l'ascensore, paura di volare e fobia dell'aereo, crisi di panico negli spazi troppo affollati, terrore degli insetti: un aiuto per combattere queste forme di disagio potrebbe arrivare dalla realtà virtuale. La notizia arriva dagli esperti del Salone internazionale sulla realtà virtuale, tenutosi di recente in Francia.

"Quello che fa paura è l'idea che ci si fa dell'ascensore o del supermercato", afferma un medico psichiatra dell'ospedale di Laval, secondo il quale nel fobico "il problema è l'ansietà che lo porta a sovrastimare il rischio e ad evitare le situazioni in cui teme di avere una crisi di panico".

Le opinioni raccolte al Salone internazionale tra alcuni specialisti della terapia cognitivo-comportamentale, indicano che meno si affrontano le proprie paure e più si vive nel timore di avere paura. Per questo - sostengono - è necessario esporre gradualmente il paziente a ciò che cerca di fuggire.

In questo tipo di terapia i pazienti, muniti di casco, vengono immersi nella realtà virtuale in 3-D e cercano gradualmente di vincere le proprie paure. Il claustrofobico, ad esempio, viene proiettato in un ascensore chiuso, mentre chi soffre di vertigini è sospeso nel vuoto. Un sensore applicato sulla mano permette di misurare il ritmo cardiaco.


Fonte: Ansa

venerdì 23 aprile 2010

Dipendenza dal lavoro patologica: è la sindrome da "workaholism"

Dodici ore al giorno, 50 alla settimana, weekend e vacanze pressoché inesistenti, atteggiamento ossessivo-compulsivo, incapacità a delegare, tendenza a misurare l'autostima solo in base al rendimento, perfezionismo smodato, concentrazione eccessiva sulla propria attività a scapito delle relazioni interpersonali, degli affetti, del proprio benessere e delle altre componenti della vita quotidiana.

Sono questi alcuni sintomi del "workaholic" (ubriaco di lavoro), cioè di chi diventa schiavo della propria occupazione. La nuova scala di valutazione Duwas (Dutch work addiction scale) è stata convalidata su oltre 2.700 lavoratori dai ricercatori dell'Università Jaume I di Castellon de la Plana, in Spagna.

Il test considera la dipendenza dal lavoro anche dal punto di vista psicosociale. La compromissione delle relazioni è infatti un elemento cruciale per distinguere chi lavora troppo perché è costretto a farlo e chi lo fa perché non è in grado di agire diversamente.

Lo studio evidenzia anche diversi fattori di rischio: paura di rimanere disoccupati, pressioni da parte della famiglia e dei conoscenti, competizione malsana, desiderio smisurato di carriera e successo, richieste eccessive del capo, alto livello di efficienza ma paura di avere un carico sproporzionato di responsabilità, perdita degli affetti e tentativo di sostituirli con la professione.

Fonte: Nòva

venerdì 9 aprile 2010

La solitudine può accrescere il livello di ipertensione

Sentirsi soli fa male al cuore: il sentimento di solitudine cronica può aumentare il livello di ipertensione mediamente di 14,4 punti nelle persone che hanno 50 anni o più. Lo affermano i ricercatori dell'University of Chicago, il cui studio è stato pubblicato sulla rivista Psychology and Aging.

In un campione di 229 volontari tra i 50 e i 68 anni, gli scienziati americani hanno infatti rintracciato un legame diretto tra l'aumento della pressione nei vasi sanguigni e il senso di depressione e stress dovuto all'isolamento sociale. Questo legame - secondo i ricercatori - è indipendente rispetto ad altri fattori di rischio come l'indice di massa corporea, il consumo di alcol e sigarette e la storia clinica del paziente.

Fonte: Asca

mercoledì 7 aprile 2010

Attacchi di panico in aumento tra gli uomini

ROMA - Otto milioni di italiani soffrono di attacchi di panico. Il disturbo si manifesta generalmente tra i 15 e i 35 anni, con una seconda punta d'insorgenza tra i 44 e i 55 anni.

Il disturbo da attacco di panico (DAP), che colpisce soprattutto le donne, è però in aumento tra gli uomini, soprattutto professionisti e manager.

I dati sono stati diffusi a Roma dall'Associazione europea disturbi da attacchi di panico nel corso della presentazione del libro ''Gli attacchi di panico. Clinica, ricerca e terapia".

L'attacco di panico è una improvvisa manifestazione di ansia che si presenta con diversi sintomi, tra cui: tachicardia, sudorazione, brividi, senso di soffocamento, nausea, paura di impazzire, di svenire o di morire. Si tratta, comunque, di un disturbo assolutamente curabile.

Fonte: Asca

martedì 30 marzo 2010

Stress da lavoro: in Europa colpisce 40 milioni di persone

Lo stress da lavoro colpisce nell'Unione Europea più di 40 milioni di persone, pari a circa il 22% dei lavoratori, e rappresenta il secondo problema sanitario in Europa. Il dato è emerso in questi giorni a Roma nel corso della conferenza dell'European Academy of Occupational Health Psychology, organizzata dall'Ispesl in collaborazione con l'Agenzia europea per la salute e la sicurezza sul lavoro.

Dagli studi condotti emerge che una percentuale compresa tra il 50% e il 60% di tutte le giornate lavorative perse è riconducibile allo stress. Inoltre, in un recente studio dell'European Heart Journal è stato stimato che solo il trattamento sanitario del disturbo depressivo collegato allo stress incide direttamente sull'economia europea con un dispendio di 44 miliardi di euro e indirettamente, in termini di calo di produttività, con una perdita pari a 77 miliardi di euro.

In Italia, secondo l'Ispesl, sarebbero circa 4 milioni le persone che subiscono lo stress da lavoro. Quest'ultimo colpisce, tra l'altro, chi esercita le professioni sanitarie, gli insegnanti e le forze dell'ordine, nonché molti lavoratori precari e flessibili. Questa condizione rischia di generare da un lato disturbi di carattere psicosociale, ma anche di tipo gastrointestinale o cardiovascolare.

Le cause di insorgenza di stress sono da attribuire ad uno squilibrio cognitivamente percepito tra gli impegni che l'ambiente fisico e sociale ci impone e la nostra capacità di affrontarli. Quando si sperimenta una condizione di questo tipo nella realtà lavorativa, si parla di stress lavoro-correlato.

Fonte: Ansa

lunedì 29 marzo 2010

Una settimana in mare per curare il disagio giovanile

Una settimana in mare sulla goletta Nave Italia, lunga ben 61 metri, per curare il disagio giovanile. Questa l'iniziativa congiunta dell'Università di Torino, di Yacht Club Italia e di STA-I, alla quale è stato dato il nome di "Tender to Nave Italia".

Il progetto è rivolto a ragazzi e ragazze tra i 15 e i 25 anni. Potranno far parte dell'equipaggio, sulla base delle segnalazioni delle scuole e dei servizi sociali, ragazzi provenienti da famiglie in difficoltà, o affetti da disturbi psichici, o ancora con problemi di socializzazione o di integrazione scolastica.

Durante il viaggio, che durerà una settimana, i giovani verranno seguiti da psichiatri, psicologi e animatori, che li guideranno in un percorso di recupero.

Fonte: Ansa

giovedì 25 marzo 2010

Milano, in 40.000 soffrono la "sindrome del lavoro precario"

L’allarme è stato lanciato dagli psicologi della Lombardia: secondo i dati diffusi di recente dall'assessorato alla Salute del Comune di Milano sono quasi 40.000 i milanesi che soffrono della “sindrome del precario”. Vale a dire che patiscono problemi psicologici legati all’incertezza della loro posizione lavorativa, alla scadenza del contratto, ai dubbi sul rinnovo e allo spettro della disoccupazione.

Da una ricerca Gfk/Eurisko commissionata dall'Ordine lombardo degli psicologi, risulta che nel 2007-2008 il 14% delle aziende della Lombardia (circa 4 mila) è ricorsa allo psicologo e che oltre il 20% (6 mila aziende) sarebbe interessato a usufruire delle competenze di un esperto per curare i sintomi del mal di recessione: stress, ansia, frustrazione, notti in bianco, depressione.

Fonte: Adnkronos

lunedì 22 marzo 2010

Le donne temono la depressione più del tumore

Il 50 % delle donne considera la depressione una malattia più grave del tumore al seno e il 70% prova vergogna o senso di colpa per il solo fatto di averla.

Sono i dati di un'indagine dell'Osservatorio nazionale sulla salute della donna. Intervistando più di mille donne fra i 30 e i 70 anni, è emersa la forte paura del "male oscuro" e la scarsa fiducia nei confronti delle terapie. Queste ultime, in realtà, spesso non vengono seguite con la dovuta determinazione, con il rischio di vanificarne o ridurne l'efficacia.

Molte donne temono che ammalandosi di depressione non troverebbro intorno a sé la stessa solidarietà e comprensione che avrebbero se fossero malate di un tumore al seno o di un'altra patologia chiaramente "visibile". Per questo motivo, spesso tengono nascosto il loro male e non chiedono aiuto a nessuno, forse non sapendo che la depressione può e deve essere curata.

Fonte: Corriere.it

giovedì 18 marzo 2010

Cresce il consumo di antidepressivi: in otto anni +310%

Tra il 2000 e il 2008 in Italia c'è stato un boom di antidepressivi, il cui consumo è più che triplicato.

Il dato emerge dalla settima edizione del Rapporto Osservasalute, un'approfondita analisi dello stato di salute della popolazione e della qualità dell'assistenza sanitaria nelle regioni italiane. Lo studio è stato pubblicato dall'Osservatorio nazionale sulla salute dell'Università Cattolica di Roma.

L'impennata dei consumi, legata in parte a un aumento dei casi di depressione e a una maggiore attenzione al disagio psichico, è però anche legata, secondo il rapporto, ad un accresciuto disagio sociale difficilmente quantificabile, che potrebbe a sua volta essere stato generato dalla crisi economica.