venerdì 23 aprile 2010

Dipendenza dal lavoro patologica: è la sindrome da "workaholism"

Dodici ore al giorno, 50 alla settimana, weekend e vacanze pressoché inesistenti, atteggiamento ossessivo-compulsivo, incapacità a delegare, tendenza a misurare l'autostima solo in base al rendimento, perfezionismo smodato, concentrazione eccessiva sulla propria attività a scapito delle relazioni interpersonali, degli affetti, del proprio benessere e delle altre componenti della vita quotidiana.

Sono questi alcuni sintomi del "workaholic" (ubriaco di lavoro), cioè di chi diventa schiavo della propria occupazione. La nuova scala di valutazione Duwas (Dutch work addiction scale) è stata convalidata su oltre 2.700 lavoratori dai ricercatori dell'Università Jaume I di Castellon de la Plana, in Spagna.

Il test considera la dipendenza dal lavoro anche dal punto di vista psicosociale. La compromissione delle relazioni è infatti un elemento cruciale per distinguere chi lavora troppo perché è costretto a farlo e chi lo fa perché non è in grado di agire diversamente.

Lo studio evidenzia anche diversi fattori di rischio: paura di rimanere disoccupati, pressioni da parte della famiglia e dei conoscenti, competizione malsana, desiderio smisurato di carriera e successo, richieste eccessive del capo, alto livello di efficienza ma paura di avere un carico sproporzionato di responsabilità, perdita degli affetti e tentativo di sostituirli con la professione.

Fonte: Nòva

venerdì 9 aprile 2010

La solitudine può accrescere il livello di ipertensione

Sentirsi soli fa male al cuore: il sentimento di solitudine cronica può aumentare il livello di ipertensione mediamente di 14,4 punti nelle persone che hanno 50 anni o più. Lo affermano i ricercatori dell'University of Chicago, il cui studio è stato pubblicato sulla rivista Psychology and Aging.

In un campione di 229 volontari tra i 50 e i 68 anni, gli scienziati americani hanno infatti rintracciato un legame diretto tra l'aumento della pressione nei vasi sanguigni e il senso di depressione e stress dovuto all'isolamento sociale. Questo legame - secondo i ricercatori - è indipendente rispetto ad altri fattori di rischio come l'indice di massa corporea, il consumo di alcol e sigarette e la storia clinica del paziente.

Fonte: Asca

mercoledì 7 aprile 2010

Attacchi di panico in aumento tra gli uomini

ROMA - Otto milioni di italiani soffrono di attacchi di panico. Il disturbo si manifesta generalmente tra i 15 e i 35 anni, con una seconda punta d'insorgenza tra i 44 e i 55 anni.

Il disturbo da attacco di panico (DAP), che colpisce soprattutto le donne, è però in aumento tra gli uomini, soprattutto professionisti e manager.

I dati sono stati diffusi a Roma dall'Associazione europea disturbi da attacchi di panico nel corso della presentazione del libro ''Gli attacchi di panico. Clinica, ricerca e terapia".

L'attacco di panico è una improvvisa manifestazione di ansia che si presenta con diversi sintomi, tra cui: tachicardia, sudorazione, brividi, senso di soffocamento, nausea, paura di impazzire, di svenire o di morire. Si tratta, comunque, di un disturbo assolutamente curabile.

Fonte: Asca