Dodici ore al giorno, 50 alla settimana, weekend e vacanze pressoché inesistenti, atteggiamento ossessivo-compulsivo, incapacità a delegare, tendenza a misurare l'autostima solo in base al rendimento, perfezionismo smodato, concentrazione eccessiva sulla propria attività a scapito delle relazioni interpersonali, degli affetti, del proprio benessere e delle altre componenti della vita quotidiana.
Sono questi alcuni sintomi del "workaholic" (ubriaco di lavoro), cioè di chi diventa schiavo della propria occupazione. La nuova scala di valutazione Duwas (Dutch work addiction scale) è stata convalidata su oltre 2.700 lavoratori dai ricercatori dell'Università Jaume I di Castellon de la Plana, in Spagna.
Il test considera la dipendenza dal lavoro anche dal punto di vista psicosociale. La compromissione delle relazioni è infatti un elemento cruciale per distinguere chi lavora troppo perché è costretto a farlo e chi lo fa perché non è in grado di agire diversamente.
Lo studio evidenzia anche diversi fattori di rischio: paura di rimanere disoccupati, pressioni da parte della famiglia e dei conoscenti, competizione malsana, desiderio smisurato di carriera e successo, richieste eccessive del capo, alto livello di efficienza ma paura di avere un carico sproporzionato di responsabilità, perdita degli affetti e tentativo di sostituirli con la professione.
Fonte: Nòva